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Foto di Franco Alessandro Priolo Priolo

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Racconto n 18

Nel alfabeto di Blengi ce ne uno che tutte le volte quando lo leggo faccio una di quelle risate ; attento a dove metti i piedi. Un tempo molto lontano il Blengi è altri come il padre mettevano trappole ma non per animali ma per spionioni e guardoni ( cerano anche a quei tempi, ) per vedere dove andavano papà ,Blengi e suo nonno per oro io ero piccolo dentro la corba in spalle al Blengi 😂 ma ricordo Bene anche perché raccontavano e adesso lo leggo e lo scrivo dunque sul sentiero nel bosco attrezzi mimetizzati da fogliame, legnetti , o quel che cera anche brughi una specie di eriche selvatiche di grandi dimensioni, appunto questi attrezzi erano solo rastrelli niente di pericoloso ma se li posi per terra con le punte allinsu`son caz.. suoi di chi ci mette per disgrazia un piede. A quei tempi cerano tante osterie e una guarda caso non tanto lontana dalla abitazione del Blengi è alla sera si andava a vedere la tv in bianco e nero le prime!! E un goccetto ci scappava sempre con le carte a tavolino ,Orbene ci si incontrava al banco anche con gente che gli era cresciuto sulla fronte come dice il Blengi un unicorno da rastrello.

Racconto n 19

La puzza del quarzo Blengi descrive così una piccola grotta grazie a una volpe si scoprì. Si entra strisciando con la schiena, con una protezione sul capo e stracci sopra la tuta da lavoro per non ferirsi perché molto taglienti le pareti e la volta di quarzo bianco come il latte a volte traslucido o cristalli detti a scettro. Parecchie volte li vi ho dormito Sempre con il Blengi o papà negli anni 70 in cerca di oro filiforme poi anche da solo negli anni 2000 un posto così difficile da dimenticare tanto che ci ritorno tempo permettendo certo per chi ama questo, ma penso anche per quelli che non sono attratti per questo tipo di avventura se cosi si può definire sarebbero incantati nel vedere, non è facile spiegare quando entri in quel mondo di cristallo solo il riflesso del sole nel ruscello che passa poco sotto illumina questi cristalli e il colore di luce si amplifica in arcobaleni per tutto il percorso della grotta un po naturale un po scavata dagli antichi che meno male non avevano ancora inventato la polvere pirica se no addio cristalli rimasta così per millenni solo un po di polvere sporca la volta cristallizzata anche più all’interno dove vi è molta umidità le gocce formano una forte riflessione se illuminate da una fonte di luce , in fondo un piccolo laghetto acqua cristallo poco fonda per niente fredda tanto che ci si potrebbe fare il bagno una sabbia bianca finissima sul basso fondale se fosse all’aperto sembrerebbe un atollo corallino. aragonite corallo tappezza la volta anche stalattiti bianco perla scendono diverse decine di centimetri e adornano il laghetto con appoggio già in evidenza quasi toccandosi formano le stalagmiti. Un piccolo filone sulla sinistra nel tunnel prima di arrivare al laghetto, un quarzo che da all’azzurro e a tratti verde mela , spuntano piccoli fili d’oro e pirite cubica ,galena,a tratti , limonite, serpentina alterata a contatto con l’ossigeno. Quell odore di quarzo bruciato quando fa scintille appena lo sfreghi. Ci tornerò lo proteggo anche perche so che verrebbe alterato o distrutto è un mio segreto e rimarrà tale.

Racconto n 20

Specialmente dove ce la tana del gattospuso si trova un particolare oro che si chiama elettro cioè oro con argento e si trova li è nel moncalero ma non tutto il percorso del rio in certi filoncini nella roccia dove persiste il calcedonio e la dolomite solo li si può trovare in masserelle o foglie grandi anche svariati mm, anche qualche cm.