Miners moss e natural miners moss

Ho letto diverse volte sulle pagine di Facebook dedicate all’oro commenti e apprezzamenti sulle qualità degli zerbini a ricciolo di vinile che i cercatori d’oro chiamano “miners moss”. Anch’io concordo e a volte ne faccio uso. Sul fiume mi capita di vedere spesso che lo stesso apprezzamento non è riservato al miners moss più naturale che ci sia: il naturale fondo di deposito.

Cercando oro a volte capita, ed è un evento fortunato ma non infrequente, di togliere i sassi in superficie, di scavare 10-20-30 cm. o più e poi di trovare sotto uno strato più compatto, a volte un letto di roccia, a volte di argilla, altre volte un conglomerato con ciottoli tondi che spuntano da un pavimento indurito. Sono questi gli strati che potremmo chiamare:

natural miners moss”

Certo è facile togliere il tappeto miners moss da uno sluice box girarlo e lavarlo in un secchio svuotandolo da tutto il contenuto, impossibile però è girare il “natural miner moss” ma, ….. perché lasciare lì annidato negli avvallamenti tra i ciottoli e/o nelle fessure del bedroch o incollato sullo strato di argilla il “BUONO”?

In effetti con i metodi normalmente usati : badile e palotto, il materiale che è tra sasso e sasso o in avvallamenti o fessure non può venir raccolto.

L’unico attrezzo per recuperare quel materiale può essere solo qualcosa di flessibile, 10 – 100 – 1.000 piccole dita che entrano in ogni anfratto e grattano sino al fondo, le setole di una spazzola!

Come faccio

Quando ho scelto il posto dove lavorare, scavo, setaccio e lavo tutto il materiale sovrastante sino ad arrivare a sentire con il badile il fondo compatto. Proseguo il lavoro allargando il buco per creare uno spazio che mi permetta libertà di movimento e quindi inizio con la spazzola a scopare a fondo il fondo. Scavo con le setole rigide nelle fessure, negli avvallamenti che stanno tra un ciottolo e l’altro o, se il fondo è di argilla, lo raschio decisamente per raccogliere quanto più materiale possibile, possibilmente TUTTO!

La pulizia deve essere accurata perché le migliori “trappole” per le scagliette d’oro trascinate dalla corrente durante le piene sono proprio negli avvallamenti più profondi o più stretti.

Non ho specificato ma è ovvio che uso lo stesso trattamento sia che il fondo sia all’asciutto sia che sia in acqua, in questo caso l’altezza dello stivale e la lunghezza delle braccia restano ancora purtroppo un mio limite!

Gli attrezzi che uso:

A seconda del tipo di fondo uso spazzole o scope di diversa misura e forma ma che, come caratteristica comune, devono avere setole resistenti e abbastanza rigide perché non solo devono scopare la sabbia ma spesso devono farsi strada e “scavare” anche nei più stretti e/o profondi nascondigli. Nella foto esempi delle spazzole che uso.

er raccogliere la sabbia spinta dalla spazzola uso attrezzi diversi che si devono necessariamente adattare al fondo dove si sta lavorando e alla quantità di materiale che se ne ricava. Devono avere due caratteristiche: la facilità d’uso e la capacità di contenere.

Nelle foto ad esempio anche alcuni pratici attrezzi ricavati da ex attrezzi da cucina.

Come lavoro: man mano che avanzo con lo scavo sistemo i sassi più grossi sui due lati e riempio con lo scarto del setaccio la zona che ho già ripulito a fondo e che è compresa tra le due file dei sassi, questi servono a indicare il confine tra il lavorato e il restante ancora non lavorato. Più avanti nel tempo potrò decidere se ritornare a scavare le fasce laterali senza dover indovinare la zona ne’ dover spostare materiale già scartato in precedenza. A fine giornata spiano completamente il ciottolame che ho scartato con la setacciatura lasciando aperto solo lo spazio per un futuro avanzamento dello scavo

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articolo di Giuseppe Rizzi ogni riproduzione totale o parziale di testi e foto è vietata