Nessuna descrizione della foto disponibile.
Foto di Franco Alessandro Priolo Priolo

Foto e testi di Franco Alessandro Priolo Priolo riproduzione parziale o totale vietata senza consenso .

Racconto n 24

Tutti o quasi vogliono trovare facile ma nella mia storia non è cosi, non è che uno si siede e aspetta che ti passi vicino o qualcuno ti indica la strada. Blengi e papà erano e sono uomini con tanta esperienza però severi verso l’alunno di scuola impaziente di sentirsi uguale o perlomeno cercatore. Io ragazzo di poca esperienza oltre alla scuola ordinaria che mi impegnava di mattina , nella seconda parte della giornata avevo oltre ai compiti da risolvere della mattina anche quelli dei due maestri e credetemi non conto balle ma era dura e per un 11enne appena compiuti. Però era forte il desiderio seguire le loro orme sentire lo stesso entusiasmo, quello x me era una prova anche di orgoglio anche se a quell’età forse era più curiosità. Cercare oro e fare vedere che studiavo era si un orgoglio ,a volte sentire i discorsi dei due prima di partire o appena tornati era sempre una buona occasione per provare a dialogare con i grandi . Orgogliosi di me perché provavo a discutere con loro e ogni volta ero più sicuro. Le risposte che mi davano interrogativi più che altro di quello che avevo studiato nella giornata . Agostino nonno di Blengi mi stava sempre vicino è anche zia Maria moglie di Blengi pazienti con me, per la mia età di ragazzino con tanta di voglia di giocare mi stavano sempre accanto specie il nonno. Un giorno come sempre era fare il nonno mi aspetto` nella piazzola dell’autobus ,in arrivo da scuola, con la mia cartella perché all’epoca non cera la moda degli zaini come adesso, mi prese la cartella la posò nella panchina tanto non te la porta via nessuno disse. Vieni andiamo nel posto dell’oro dei tempi andati, non era tanto distante e preso un sentiero del bosco ci inoltrammo in mezzo a pietre sapientemente incastrate a mano il nonno diceva che erano li da tanto tanto tempo di gente vissuta secoli che allora come adesso cercavano l’oro è quindi erano le loro case. Adesso è zona protetta dalla sovrintendenza x reperti storici ,ma allora non cera nessun divieto si notavano ancora i forni dove fondevano il metallo e nelle scorie si trovava anche oro in sfere e in polvere o masserelle fuse in piccoli crogioli di terracotta. Negli insegnamenti del nonno ho imparato come fare a fondere e dare forma all’oro in modo Etrusco, l’elemento base è carbone di legna in un piccolo crogiolo con poca profondità ,si metteva sparsa alla carbonella la polvere d’oro e la si portava a fusione ,l’oro si fondava in tante piccole sfere che rimanevano tali raffreddaandosi. Poi con dell’ossido di rame è acqua si raggruppavano su un gioiello anch’esso d’oro precedentemente lavorato e si dava una qualsiasi forma sull’oggetto con queste sfere, si rimetteva in forno e prima che avvenisse la fusione si toglieva. Dando un effetto particolare al gioiello con le sfere sapientemente levigate. La prova che feci funzionò il nonno aveva ragione.

Racconto n 25

Rio delle acque citrino. Così Blengi dal suo alfabeto chiama questo rio. Un piccolo ruscello con acque lente a cascatelle che formano a tratti delle piccole piscine rotonde l’acqua è bassa e da come mi ricordo davvero tende a essere su un giallo limone. Blengi mi portò due o tre volte, bene non ricordo forse confondo perché ci sono passato parecchie volte da solo sempre però negli anni 80. Ultima volta ci andai negli anni 2010 -12 purtroppo il rio non era più quello che ricordavo,con tante piscine ,ma tanta terra di frane che ricoprivano lunghi tratti di questo rio un vero peccato. Perché adesso come non mai nasconde i suoi tesori,prima era visibile sul suo basso fondale il quarzo che dava sul giallo, l’oro era presente in piccoli filoni di quarzo che dal letto del rio serpeggiava sulla roccia ancora per lunghi tratti e diversi metri in alto su x rocce , si disperdeva nella Dolomite e calcite,magnetite. L’oro Più che altro in masserelle o spugnoso, filiforme in bellissimi rametti intrecciati. Ne ho ancora qualche campione a casa di Blengi, rare erano le foglie. Ricordo da ragazzino in queste piscine mi immergevo ma solo come se fossi sul bordo seduto di una di quelle di adesso che fanno le bolle, certo non potevo tanto muovermi per via del quarzo in cristalli del fondale non ero un fachiro, però l’acqua era fresca e ci si stava da re. A volte con le mani stando bene attento a dove le mettevo perché i graffi era sempre presenti prendevo dal fondo tanti pezzi di quarzo in cristalli sul giallino ricordava il limone brillavano al sole come piccoli brillanti tanto che con il mio secchiellino da mare lo riempivo . Erano giornate bellissime papà e Blengi sempre indaffarati, ricordo una di queste molto più che altre papà mi chiamò è mi disse la prendi!? Quando era ancora in aria alzai la mano una scossa nel palmo della mano un colpo secco afferrai quel sasso ,subito dopo sentii qualcosa di bagnato caldo. La pietra mi tagliò e anche l’oro appena uscito dalla roccia taglia , quel giorno lo scoprii senza guanti. Nel 2012 ci portai papà ci volle un po perché pa non era più giovincello partendo da casa di Blengi ci vogliono tre ore di buon cammino,quel giorno ne abbiamo impiegato 5 sempre da casa di Blengi partendo alla mattina . Non era più bello come una volta ma papà era come si fosse rigenerato a vedere quella piccola valletta, i colori a tratti molto intensi nella roccia ai bordi del rio l’acqua ha eroso molto qualche piscina ancora protegge il suo tesoro, tante sepolte per chissà quanto. Ma papà ha fatto vedere da buon intenditore che l’oro ce è li su quel spuntone di roccia se non era per lui manco lo vedevo tirai fuori dallo zaino la reflex e lo scatto fu d’istinto poi presi il mazza e scalpello ma pa disse lascialo li lo prendi un altra volta.

Racconto n 26

La tana del gotu spuusu. Non è un rio neanche un ruscello e manco un fiume ma è un tratto di roccia scoperta da una frana antica. Si trova vicino un po’ più sopra al rio delle serpi a un 30 metri circa, anche li la pendenza è forte e si deve usare mani e piedi e rimanere il più possibile appiccicato alla roccia e aggrappato a brughi famiglia delle eriche. Ci sono andato tre giorni fa sempre partendo da casa di Blengi perché ricordo meglio il sentiero e faccio molto prima ,2 orette ci vogliono, poi perché l’età mi impedisce di camminare come una volta e lo zaino pesa sempre di più ,sempre con la stessa attrezzatura. Ma voglio dire che mi diverto da matti essere qua il bosco inizia a cambiare dall’aspetto invernale, si sente l’odore del selvatico e nell’aria il profumo del mughetto e le viole, macchie qua e la di primule. Il ruscello scorre nel suo rumore, dolce per le mie orecchie lo costeggio per un po .Non mi sento solo, rami e foglie scricchiolano sotto i miei piedi, ehehehehe!! mi viene in mente l’alfabeto di Blengi quello di : guarda dove metti i piedi se ce un rastrello addio giornata. Cammino lento e qualche sosta, l’affanno lo sento nel mio respiro, in più ho perso un po di agilità per il letargo invernale se così si può dire e anche un po di pancetta cresciuta. Ma a breve farò sosta di 5 minuti o anche 10 alla sorgente solfurea, così riempio la borraccia berro` come un’oca. Adesso abbeverato posso prendere il sentiero giusto quello che guarda la a basso il piota. Il bosco si dirada qualche cespuglio, molte pietre piccole frane, non lo ricordavo così sconnesso. Una buona mezzora è passata dalla sorgente,dovrei vedere l’anello di Blengi sulla parete. Meno male che ho lasciato la corda usata in precedenza. C’è e sembra ancora in buon stato, adesso dovrò salire, tra piccole frane e grossi rami buttati giu dalla neve con difficoltà riesco a farmi strada, prima faccio un sacchetto in quella spaccatura nel rio delle serpi, riempio e lo lascio li lo prenderò al ritorno. Adesso che sono carico di voglia, vado lassù nella tana del gattospuso, nome appropriato detto da Blengi cera una tana una volta e il nome è rimasto. I vecchi cercatori usavano delle mazze per frantumare il quarzo lo lavoravano dove si vedeva il metallo o dove ce nera di più e a volte lasciavano indietro il tratto meno ricco. Adesso provo a scavare in questo tratto più ripido leghero`la corda a quel rovere per essere più sicuro sono su un piccolo marciapiede di 20cm a malapena ci stanno i miei scarponi ,scavo sotto 40 cm di terra che sta sotto alla parete di quarzo scuro quasi nero. Blengi dice il meglio si trova proprio li, ho con me 4 sacchetti li ho riempiti di terra ricca di quarzo e bel metallo spero . Un riposino ci sta da quassù legato posso godermi un po di sole oggi é una bella giornata due sorsi di acqua di zolfo una galetta, un po d’aria fresca ,adesso meglio scendere ho due orette di cammino e tre di luce. Metto la corda nel nascondiglio, e scendo con il sedere meglio non rischiare lo zaino mi ripara, sono nel rio serpi , prendo il sacco che ho lasciato prima e mi incammino, faccio fatica a scendere in queste frane i miei scarponi sprofondano e scivolo verso il basso e si riempiono terra e schegge di quarzo ci vorrebbero sci da frana. Il sentiero la cosa bella dopo la fatica appena arrivo alla sorgente mi do una rinfrescata e mi lavo il grugno come dice Blengi è poi giù fino a casa mi aspetta la mia dolce metà e Linda. Aveva detto che mi faceva pasta e fagioli non vedo l’ora, pregusto già mi viene l’acquolina.