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“Ho passato la vita
alla ricerca dell’oro”
OMAR RAVANI

Sembra una storia di altri tempi. Di cercatori d’oro che sognano l’avventura e la fortuna. Ma c’è qualcuno che quel sogno lo insegue ancora, come il 51enne nidwaldese Stefan Grossenbacherche da anni setaccia le acque della Grande Fontanne, nell’Entlebuch lucernese. Di vere pepite però nemmeno l’ombra. “Tutt’al più un filamento di qualche grammo, le pepite enormi si trovano solo nelle favole”, dice con un accento di realistica ironia Stefan.
La sua avventura è iniziata 40 anni fa. Da bambino resta affascinato dall’epopea dei cercatori d’oro letta in un libro che aveva comprato quando aveva solo 11 anni.   “Ne rimasi entusiasta e  mi sono subito detto che avrei potuto provarci anche io – racconta Grossenbacher al Caffé -. I primi tentativi sono stati un disastro, perché non avevo l’attrezzatura adatta per la ricerca. Poi sono riuscito a comprarmi il primo setaccio e degli stivali che resistevano all’umidità e alle temperature molto basse dell’acqua. Ma nemmeno così bardato  ho avuto la fortuna che speravo”.
A quel punto il giovanissimo Stefan avrebbe potuto scoraggiarsi e smettere. Ma il suo sogno era troppo grande e insiste.  Dopo tante altre ricerche  infruttuose, ecco le primi pagliuzze sbrilluccicare nel suo setaccio. “A forza di giornate intere  fuori al freddo e con i piedi a mollo – ricorda -, e senza cavare un ragno dal buco, ho cominciato ad affinare la mia tecnica, portando a casa un po’ di sabbia da setacciare con calma e coi piedi al caldo. Ed è proprio in una di quelle occasioni che sono riuscito a scovare il mio primo bottino”.
Fu la scintilla che accenderà per sempre il fuoco della passione e della tenacia  in Stefan, trasformandolo in un vero cercatore d’oro. “Da allora in poi le cose sono decisamente migliorate, così ho deciso che questo sarebbe stato il mio lavoro. Per imparare i trucchi del mestiere ho girato il mondo, dapprima in Europa, poi in Nordamerica, Africa e Oceania, bazzicando sempre i corsi d’acqua più generosi”.
Un’esperienza indispensabile per impadronirsi delle migliori tecniche e, del resto, lavorando solo sui corsi d’acqua in Svizzera non avrebbe ricavato di che vivere. Perciò, Stefan decide di passare i mesi invernali in Nuova Zelanda, dove ottiene i permessi per setacciare meccanicamente 20 chilometri di un fiume. Compra un macchinario per dragare le acque e inizia un lavoro che gli frutterà un bel gruzzolo. “In media ripescavo 30 grammi di oro al giorno, ma in quelli più fortunati potevo anche arrivare a trovarne 150. Non è il guadagno materiale che spinge a perseverare, ma il fascino di lavorare nella natura. È come una droga da cui non riesci a staccarti”.
Per diversi anni, Stefan fa la spola tra l’Entlebuch e quel lontano Paese, non trascurando però di tenere sempre i vivi i contatti con la terra natale. “Sapevo che una vita così avventurosa un giorno sarebbe finita. Non si può pensare di continuarla fino a 70 anni, inoltre sentivo la Svizzera come la mia vera casa e mi mancava”.
Nei corsi d’acqua della sua giovinezza, Stefan ritrova ogni giorno la dimensione più pura del suo lavoro. “Le macchine sono una grande invenzione e facilitano moltissimo il lavoro. Ma in Svizzera è proibito dragare i fiumi con dei mezzi meccanici, allora si deve fare tutto a mano. È molto più faticoso, ma tremendamente più bello. Sapevo che un giorno sarei tornato a setacciare, centimetro per centimetro, il fondo del fiume del mio paese per dodici mesi all’anno”.
Quel giorno è arrivato con la nascita di uno dei suoi due figli, otto anni fa. Stefan ne discute con la moglie che fino allora non aveva esitato ad accompagnarlo in ogni suo viaggio. “Abbiamo deciso di mollare gli affari laggiù e di concentrare la nostra attività nella regione della Napf, a cavallo del Canton Lucerna e del Canton Berna”. La famiglia Grossenbacher decide pure di diversificare l’attività: “Visto che cominciavo  ad avere anche qualche problema con la schiena, ho pensato di avviare dei corsi per cercatori d’oro. Ed è stato subito un grande successo”.
Stefan intuisce le potenzialità di queste lezioni, le pubblicizza facendole diventare in pochi mesi una piccola… miniera d’oro. “Arriva gente da tutta la Svizzera, persone di ogni età ed estrazione sociale – spiega -. Sono tutti affascinati dall’aspetto avventuroso di questo lavoro. Presto, però, si accorgono di quanto sia dura la nostra vita, perché la sera sono esausti. Ma tutti sono contenti, perché bene o male riescono, grazie ai miei consigli e a quelli dei miei collaboratori, a trovare qualche frammento d’oro”. Oggi Stefan non potrebbe vivere solo rivendendo l’oro che trova. Gran parte dei suoi guadagni li deve ai corsi, ai quali si iscrivono molte scolaresche, ma anche alla vendita dei gioielli che crea fondendo il suo oro. “Sono molte le coppie che si rivolgono a me per le loro fedi nuziali, perché sanno che l’oro arriva dai fiumi della regione. A darmi una mano c’è pure il prezzo di questo metallo prezioso più che triplicato negli ultimi decenni. Ma il gaudagno più gratificante è il sorriso di chi apprezza il mio lavoro e mi fa mille domande”.
Domande che deve avergli fatto anche suo figlio Matthias,  8 anni, il suo primo fan. “È molto   interessato, credo di avegli trasmesso questa passione – dice raggiante Stefan – Sarebbe bello, quando decido di andare in pensione, passargli tutta l’attività. Ma non voglio obbligarlo. Anche se un po’ mi dispiacerebbe veder finire tutto.  Morirebbe l’unica agenzia di cercatori d’oro in Svizzera”.

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@OmarRavani