Articolo redatto dal Maestro Giuseppe Rizzi   

Lo spunto per la domanda del titolo mi viene da due fatti: ho letto il romanzo di Giorgio Comaschi sulla vita di Felice Pedroni , l’emigrante che come tanti altri italiani tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 partivano per le Americhe inseguendo il sogno di una vita migliore. Chi legge il romanzo è spinto a credere in una vita avventurosa di Felix, uomo forte, coraggioso, tenace e generoso, emigrato come minatore prima in Francia poi negli Stati Uniti e diventato cercatore d’oro nel 1894 con scarsa fortuna. Il suo nome non gli fu certo di buon auspicio, per anni solo fatiche, rinunce, patimenti, poi, nel 1902, a 44 anni ormai ridotto allo stremo delle forze e delle risorse scopre in modo fortunoso nel bacino dello Yukon (Alaska) su un corso d’acqua sconosciuto un ricco filone aurifero. Tutto sembra volgere al meglio ma nel breve scorrere di pochi anni, tradito da un fisico minato dalle fatiche, tradito dagli amici e dagli affetti, morì a soli 52 anni senza poter godere il frutto della sua scoperta.

La scoperta di Felix aveva attirato nella zona migliaia di cercatori e la città che si venne a formare fu chiamata Fairbanks. Fu in occasione dei festeggiamenti per la fondazione della città che Felix Pedro fece dono al vicepresidente degli Stati Uniti d’America della prima oncia d’oro raccolto e della sua fedele compagna: la “padella”.

A pag. 206 del romanzo si legge che Felix Pedro“ porse al giudice una bottiglia con la prima oncia di polvere d’oro che aveva estratto dal Pedro Creek. ….. Il giudice agitò la bottiglia con la polvere d’oro e richiamò l’attenzione dei presenti ……..”. Un errore o una ingenuità di Giorgio Comaschi? …. mi son detto una bottiglia?? …. Ma quanto doveva essere piccola questa bottiglia?

Il secondo spunto è stato la lettura di un commento su una delle pagine di facebook dedicate all’oro, qualcuno ha scritto “…..Io lo metto tutto insieme perché non faccio troppe uscite e mi piace ammirarlo nella boccetta” e qualcun altro ha commentato “Ci sono due tipi di cercatori d’oro: quelli che accumulano per venderlo e mettono tutto assieme, e quelli che lo collezionano con passione (come per i minerali) che cercheranno sempre di percepirne le differenze. Appartengo a quelli del secondo tipo.”

Personalmente condivido pienamente!

Riservo la massima stima a quanti raccolgono oro per necessità, è sempre stato così, con i meno fortunati che per vivere lavoravano raccogliendo un metallo che fa poi belli e ricchi altri. Giustamente in questa condizione non si guarda all’oro come oggetto di una collezione ma semplicemente e solo per quello che è il suo valore commerciale. Comprendo anche che ci siano “cercatori” stanziali che non cercano oro ma solamente lo raccolgono su un unico fiume e a volte solo nella stessa località. In questo caso è comprensibile mettere tutto assieme, è ……..tutto uguale!

Ma chi ha la fortuna di poter andare a cercare oro su fiumi e torrenti diversi per pura passione, non può non sapere e non vedere che l’oro che ha la sapienza di ricercare e poi raccogliere ………

non è tutto uguale!

Ogni fiume ha un oro con caratteristiche proprie. Sullo stesso fiume l’oro raccolto a monte e quello a valle ha forme e dimensioni diverse. Chi poi ha la possibilità di poterlo guardare con lenti o microscopi gode appieno delle differenze e da qui nasce poi la necessità di trovare modi di conservare e valorizzare i propri ritrovamenti.

iversi sono i modi di conservare le campionature raccolte.

Ho visto un esempio di ottima presentazione di una campionatura. Un lavoro meticoloso e di rara precisione, mi è piaciuto!

Io uso mostrare le mie campionature in un raccoglitore da numismatica e, per i “pezzetti” più consistenti, in un raccoglitore di scatolini da minerali. Per la parte eccedente come quantità conservo l’oro (separato per provenienza e per località di raccolta) in fialette di vetro con etichetta.

I due spunti che ho indicato e che mi hanno fatto venire la curiosità di:

MA QUANTO ORO CI STA IN UNA BOTTIGLIA?

mi hanno portato a due prime considerazioni ed una serie di calcoli.

La prima considerazione è stata : tutti conosciamo che il peso specifico dell’oro puro è di 19,32 grammi per centimetro cubo. Ma l’oro alluvionale che raccogliamo sui fiumi contiene mediamente poco più di 90 parti d’oro e le restanti 10 sono in massima parte argento e altre componenti. Detto questo se fondessimo il nostro oro alluvionale, un centimetro cubo peserebbe approssimativamente 18,53 grammi.

La seconda considerazione è che le scagliette che conservo nelle fialette per quanto compattate tra loro mantengono minimi spazi occupati da aria che però pesa 0. Come detto per conservare l’oro uso fialette di vetro da 5 centimetri cubici e mettendoci 30 grammi di scagliette, le riempio per 37 mm. per un volume di 4,18 cc. Quando ho fatto le misurazioni e le pesate stentavo a credere (spero di non aver sbagliato i conti e se qualcuno vuole provare potremo avere una maggior certezza). Da varie prove che ho fatto con oro del Ticino in scagliette mi risulta una media di 7,12 grammi per cm. cubo. Un’oncia d’oro avrebbe un volume di 4,44 centimetri cubici.

Quindi …………. vengo ora alla bottiglia che il romanzo su Felix Pedro richiamava.

Felix Pedro ha regalato una bottiglia con un’oncia d’oro non ha fatto una gran figura, l’ha data praticamente vuota, un poco meno di un millimetro. …..

Ma non credo abbia usato una grossa bottiglia come contenitore!

Guardo la bottiglia nella foto  sopra …. leggo i numeri nella tabella …….. per ogni uscita media da 1 grammo alzerei il livello nella bottiglia di ben ……. 0,03 mm.

No, molto meglio le piccole bottigliette (fialette) da 5 cc. che è già un bell’impegno riempire!

Un cordiale saluto e l’augurio di splendide campionature, Giuseppe

Si ringrazia il Maestro Giuseppe Rizzi .

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